Negli ultimi anni si è sentito molto parlare dell’uva Dolcetto e del vino omonimo che, a seconda della zona di produzione, prende un nome diverso.
In questo articolo cercheremo di capire le difficoltà legate alla coltivazione di quest’uva e le controversie nate dalla tendenza del mercato di favorire certi vitigni a discapito di altri.
Il Dogliani DOCG
Noi ci troviamo nella terra del Dogliani DOCG, vino prodotto esclusivamente con uve Dolcetto.
Si tratta di un vino rosso dal profumo caratteristico di prugna, spezie, mandorla amara e altre note tipiche del terroir di provenienza. Al gusto è asciutto, tannico e poco acido.
Nella sua variante Superiore si cerca una maggiore estrazione in fase di vinificazione, che permette di ottenere una più alta intensità di profumi e aromi.
Un vitigno bistrattato
Nonostante le buone vendemmie degli ultimi anni e l’alta qualità ottenuta, l’uva Dolcetto, così come i suoi vini, continuano ad essere bistrattati e spesso denigrati come semplici vini da tavola.
Per noi langhetti il Dolcetto rappresenta il vino dei nostri padri, quello che ha salvato l’economia contadina locale nel dopoguerra, un vitigno autoctono che da più di 500 anni si coltiva tra queste colline.
Allora perchè sembra esserci una sorta di accanimento collettivo contro questo vino?
Cerchiamo di capirlo insieme.
Luoghi comuni e verità nascoste
Come molti di voi ormai sapranno, il nome Dolcetto deriva da una caratteristica tipica dell’uva, piuttosto dolce se gustata come frutto. Il vino, invece, è all’esatto opposto: secco, tannico e leggermente acidulo.
Al contrario, pochi conoscono le difficoltà nella produzione di quest’uva. Si tratta di un vitigno che deve essere seguito costantemente, con grande dedizione e pazienza, sia in vigna che in cantina.
Il Dolcetto è più sensibile alle malattie della vite e, in cantina, i rischi di riduzione (l’emanazione di cattivi odori dovuti a una bassa ossigenazione) sono sempre dietro l’angolo.
Se vinificato al meglio, però il Dolcetto dona vini straordinari, soprattutto nella zona del Dogliani, dov’è capace di sviluppare grandi strutture e complessità.
Queste difficoltà fanno si che i costi di produzione lievitino fino a pareggiare quelli necessari per la produzione del Nebbiolo. Ma se in vigna e in cantina le spese tra i due vitigni sono equiparabili, i prezzi di vendita dei vini sono decisamente diversi.
Un po’ di storia
Dal ‘500, secolo in cui si hanno le prime testimonianze ufficiali della presenza di quest’uva sul territorio piemontese, il Dolcetto ha conosciuto un’ampia diffusione soprattutto nel nord Italia.
Tuttavia, all’inizio del ‘900 le vigne europee furono stroncate dalla grave epidemia di fillossera, il parassita proveniente dall’America, che in poco tempo distrusse migliaia di vigne.
Per fronteggiare l’emergenza i contadini italiani reimpiantarono i nostri vitigni su piede americano (le gemme autoctone venivano innestate sulle radici della vite americana), favorendo le uve Barbera, una varietà più rustica e resistente alle malattie.
Il boom dell’enologia italiana e delle Langhe
In seguito alla scandalo dell’etanolo che gettò discredito su tutto il settore, i viticoltori italiani hanno cercato il riscatto promuovendo la massima qualità del vino, una produzione attenta al consumatore e il rispetto dell’ambiente.
Negli ultimi vent’anni abbiamo assistito a un vero boom del prodotto Langhe, per lo più identificato con tre prodotti di punta: Barolo, Barbaresco e Nebbiolo.
L’alta attenzione mediatica e l’aumento di richieste del mercato per queste tipologie di vino e per la DOC Langhe, ha mutato profondamente la composizione delle vigne locali.
Nelle zone di produzione di Barolo, Barbaresco e Langhe Nebbiolo si sono viste estirpare intere vigne di Dolcetto per far spazio al più redditizio Nebbiolo, cui vengono destinati i pendii migliori.
In certi casi, lo sradicamento delle uve Dolcetto è avvenuta anche nella zona del Dogliani, la DOCG più prestigiosa per le uve Dolcetto.
La lotta all’omologazione del gusto
In un mercato globale dove le richieste di Barolo, Barbaresco e Nebbiolo sono in costante aumento, così come anche quelle della DOC Langhe, noi vogliamo resistere e proporre il vino rappresentativo del nostro territorio come prodotto di punta: il Dogliani.
Noi vogliamo opporci all’omologazione del gusto, certi che i consumatori più attenti e curiosi sapranno apprezzare il nostro duro lavoro. Infatti, il bello del “prodotto vino” è proprio la sua unicità, data dal vitigno, dall’uva, dalla tipologia di vinificazione e dall’annata.
Il rispetto della biodiversità della Terra e la valorizzazione del territorio attraverso i suoi prodotti e le sue tradizioni più autentiche sono per noi la base imprescindibile della nostra produzione.
Per questo, proponiamo tre vini di uve Dolcetto, tutti Dogliani DOCG, ciascuno con il suo carattere distinto:
- il Dogliani DOCG, un vino giovane che fa della freschezza una delle sue caratteristiche
- il Dogliani DOCG ‘l Sambù, prodotto dalla vigna omonima che ci permette di creare un vino armonico, di buona struttura e dal caratteristico profumo di frutti rossi del sottobosco
- il Dogliani DOCG Superiore, tipicamente intenso, fruttato, adatto ad accompagnare piatti importanti, cacciagione e formaggi stagionati.